IL DOLORE PELVICO CRONICO (DPC)

DOLORE PELVICO CRONICO

L’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) definisce  il dolore come “un’esperienza sensoriale ed emotiva associata ad un danno tissutale effettivo o potenziale”.

Il dolore è quindi un sintomo che si riferisce ad un ampio spettro di sensazioni che vanno da un senso di fastidio o di pressione fino al dolore intenso più o meno persistente, ma comunque ricorrente quando è cronico.

Il dolore pelvico può essere causa e conseguenza di una modificazione a livello cerebrale e quando non ha un’ovvia origine da una lesione superficiale, proviene dagli spazi interni sottocutanei relativi al bacino e pertanto può originare dagli organi dell’apparato genitale, del basso tratto urinario o intestinale e dalle strutture neuro-muscolari, vascolari e osteo-ligamentose di tutta l’area pelvica.

Il dolore può essere:

  • transitorio (un segnale d’allarme)
  • acuto (segno di un danno tissutale)
  • cronico (il danno tissutale potrebbe non esserci più ma rimane il sintomo dolore).

 

La quantità di dolore percepito è legata alla sensibilizzazione del sistema e non necessariamente alla quantita’ del danno ed è legato a quanto il cervello ha bisogno di proteggerci. 

L’uomo non “combatte” e non “fugge” di fronte al dolore ma piuttosto si “blocca” (contratture, algie tensive).

Il dolore acuto è un sintomo biologico, adattativo che porta alla vasodilatazione mentre il dolore cronico è una “malattia” che ha come conseguenza la vasocostrizione.

Se il dolore non viene trattato avremo nel tempo:

  • posture scorrette
  • retrazioni muscolari
  • consolidamento del dolore.

 

Il dolore pelvico cronico può essere percepito a livello:

  • vescicale
  • uretrale
  • vulvare
  • vaginale
  • scortale
  • perineale
  • pelvico
  • sacrale
  • coccigeo
  • nevralgia del pudendo.

 

Le sindromi associate a dolore pelvico cronico presentano un’elevata comorbilità:

➡️ 40-60% di pazienti con Sindrome del Colon Irritabile (IBS) manifesta anche sintomi che soddisfano i criteri diagnostici della Cistite Interstiziale (IC)

➡️ 50 % di pazienti con diagnosi di IC soddisfa i criteri diagnostici della IBS

➡️ 26% delle pazienti con IC manifesta dolore vulvare tipico della vulvodinia
➡️ 45% dei pazienti affetti da prostatite cronica presenta i sintomi tipici della IC.

Il dolore fisico è sempre correlato al dolore psichico in quanto vi è un aumento dei mediatori chimici (citochine) che aumentano il dolore stesso: lo stress aumenta le citochine.

Il dolore pelvico cronico è un dolore che duri da almeno sei mesi, ad andamento costante od intermittente, spesso associato a sintomi e disfunzioni del basso tratto urinario, genitali e sessuali, intestinali e ano-rettali in assenza di infezioni o altre patologie organiche in grado di giustificarlo. 

Anche se è un dolore «benigno», è altamente invalidante a tal punto da compromettere la sfera cognitiva, comportamentale, sessuale ed emotiva della persona e/o della coppia con conseguente diminuzione della qualità della vita, riduzione dell’autostima, depressione o ansia.

La diagnosi si basa sull’esclusione di patologie di tipo neoplastico, neurologico, di patologie infettive, infiammatorie e traumatiche.

Il 51% dei medici banalizza e trascura il dolore e non ascolta i sintomi riferiti dalle donne provocando un ritardo diagnostico di: 

  • 7-9 anni per endometriosi 
  • 5-7 anni per sindrome della vescica dolorosa
  • 4-7 anni per dolore vulvare. 

 

Il dolore pelvico cronico ha sempre una causa biologica che successivamente porta ad una neuroinfiammazione con l’iperattivazione del mastocita  (cellula del sistema immunitario che funge da sentinella) che porta ad un aumento di Nerve Grow Factor (NGF) fino a 50 volte con conseguente iperalgesia e allodinia.

Infiltrazioni tessutali di mastociti iperattivi si sono evidenziate in corso di endometriosi, di cistite interstiziale, di vestibolite vulvare e anche nella parete del colon nella sindrome del colon irritabile, con aumento del contenuto tissutale di mediatori mastocitari e in particolare dell’istamina. 

Sono molte le teorie che spiegano il dolore. Una di queste è la Teoria del Gate Control pubblicata su Science nel 1965, da Ronald Melzach e Patrick Wall.

La teoria del controllo a cancello di Melzack e Wall suggerisce che uno stesso stimolo doloroso non porta necessariamente alla stessa percezione del dolore. Infatti, i due scienziati spiegano come il segnale doloroso, prima di arrivare al cervello, incontri sul suo percorso dei “cancelli nervosi” che lo modulano, modificandone l’intensità. 

I cancelli possono essere più permissivi, determinando a valle una percezione del dolore più immediata ed intensa. In altri casi, la modulazione del cancello minimizza i messaggi di dolore, o addirittura potrebbe del tutto bloccarli.

FATTORI CHE APRONO IL CANCELLO

✳️ Fattori fisici:        gravità della lesione – livello inappropriato di attività fisica;

✳️ Fattori emotivi:   umore depresso – ansia e paura – rabbia;  

✳️ Fattori cognitivi: concentrarsi sul dolore – atteggiamenti inadeguati – noia.

 

FATTORI CHE CHIUDONO IL CANCELLO:

✳️ Fattori fisici:        farmaci –  riposo – adeguato livello di attività fisica 

✳️ Fattori emotivi:  umore buono – rilassamento

✳️ Fattori cognitivi: coinvolgimento nella vita/interessi -attenzione/concentrazione – atteggiamenti adattivi – pensieri positivi.

 

Il trattamento del dolore pelvico cronico prevede un approccio multidisciplinare, diverso da persona a persona e anche da uomo a donna. 

 

Abbiamo a disposizioni più metodi e tecniche e la riabilitazione del pavimento pelvico in tutte le sue forme è una di queste insieme alla terapia farmacologica, l’osteopatia, la rieducazione posturale, la psicoterapia, la terapia sessuale e molte altre ancora…

E’ compito del professionista sanitario comprendere ciò che è meglio per il paziente preso in carico. Il professionista “ragionevole” sa bene che da solo non potrà mai risolvere il problema.

Tutti noi dovremmo riconsiderare la consapevolezza di ciò…

Mirella

 


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