CARA PROSTATA!

Buone notizie per tutti gli uomini! Ad oggi non si muore più di malattia prostatica ma con una malattia prostatica!

La chirurgia negli ultimi anni ha fatto veramente passi da gigante e le soluzioni e le strategie di trattamento sono veramente tante.

L’anamnesi e l’esame obiettivo sono parte integrante per identificare le potenziali cause della malattia prostatica e per individuare le comorbidità che il paziente potrebbe avere. 

La prima cosa da fare è quindi rivolgersi al medico specialista urologo e valutare i possibili interventi terapeutici.

Tutte le linee guida pubblicate per i LUTS (sintomi del basso tratto urinario) maschili raccomandano l’uso di questionari validati per l’autovalutazione dei sintomi e le loro variazioni per monitorare il trattamento terapeutico. 

Un’altro importante strumento di valutazione è il diario vescicale/minzionale che, se compilato accuratamente, fornisce dati importanti riguardo la quantità di liquidi assunti, la frequenza di svuotamento diurno e notturno, il volume minimo e massimo delle singole minzioni, le eventuali perdite di urina qualitative e quantitative,  il volume totale svuotato, i tempi tra una minzione e l’altra e la quantità di urina prodotta durante la notte.

CONTROLLO

Un esame obiettivo completo dev’essere sia esterno, ispezionando la zona sovrapubica, i genitali esterni, il perineo e gli arti inferiori (anche per escludere eventuali altre patologie) e interno con l’esplorazione rettale per valutare il volume della prostata.

L’ecografia prostatica trans-rettale  è sicuramente un metodo più accurato per determinare il volume della prostata.

Analisi delle urine e la ricerca del PSA nel sangue (antigene prostatico specifico) dovrebbero essere parte integrante della visita.

Altri esami sono raccomandati, se il medico lo ritiene necessario: valutazione del residuo post-minzionale, uroflussometria, esami del sangue per valutare le alte vie escretrici, cistografia, uretrocistoscopia e l’esame urodinamico invasivo completo o la videourodinamica.

Sappiamo che la prostata è una ghiandola che cresce nel tempo è quindi di fondamentale importanza una valutazione urologica intorno ai 50 anni e un’osservazione nel tempo di eventuali sintomi urinari come:

  • ritenzione acuta cronica di urina;
  • ostruzione cervico-uretrale durante il flusso urinario;
  • ostruzione prostatica benigna quando la causa dell’ostruzione urinaria è legata a un ingrossamento benigno della prostata;
  • iperplasia prostatica benigna (IPB);
  • iperattività detrusoriale che si riscontra con l’esame urodinamico completo;
  • sindrome della vescica iperattiva clinicamente caratterizzata da urgenza minzionale, con o senza incontinenza urinaria da urgenza, associata generalmente ad aumentata frequenza minzionale diurna e notturna, in assenza di infezioni urinarie o altre patologie manifeste.

Lo so, è difficile comprendere tutto ciò ma la cosa importante da sapere, per i pazienti che devono affrontare questo percorso, è che, oltre all’urologo, ci sono professionisti sanitari che, con le loro competenze specifiche e avanzate nell’ambito della riabilitazione del pavimento pelvico, li possono sostenere, supportare e informare sulla loro patologia.

Il mio lavoro è anche questo: il counselling riabilitativo permette di affrontare con maggior consapevolezza, un’esame, un’intervento chirurgico o gli esiti dello stesso e di percorrere insieme anche un trattamento di tipo conservativo, prima e dopo l’intervento chirurgico.

OSSERVAZIONE

La riabilitazione del pavimento pelvico è infatti considerata il trattamento conservativo che può dare una mano anche nella fase dell’osservazione e/o attesa dell’intervento chirurgico.

Il mio ruolo è quello di informare e rassicurare la persona educandolo a:

  • informarlo circa la sua condizione ed educarlo all’importanza dei controlli urologici e alla corretta assunzione della terapia farmacologica;
  • riduzione dell’introito di liquidi per ridurre la frequenza urinaria quando è necessario, per esempio, durante la notte o quando si esce;
  • evitare o ridurre l’introito di caffeina o di alcolici che possono avere un effetto diuretico o irritante per la vescica e aumentare l’eliminazione di liquidi, determinando un aumento della frequenza minzionale, dell’urgenza e della nicturia;
  • utilizzo di tecniche di rilassamento;
  • uso di tecniche come la spremitura dell’uretra (“uretral milking”) per prevenire il gocciolamento post minzionale;
  • esercizi di respirazione, pressione perineale e altre strategie per sopprimere l’urgenza minzionale;
  • regolarizzare l’alvo in caso di stitichezza;
  • rieducazione vescicale che incoraggia gli uomini a resistere quando hanno l’urgenza minzionale al fine di aumentare la capacità della vescica e il tempo tra le minzioni;
  • esercizi si rinforzo e ottimizzazione del timing di attivazione dei muscoli perineali per migliorare il controllo sfinteriale o lo svuotamento vescicale.

 

E’ MOLTO IMPORTANTE VENIRE A CONOSCENZA DI TUTTO CIO’, ANCHE PRIMA DI UN EVENTUALE INTERVENTO PER ESSERE BEN PREPARATI AD AFFRONTARLO! 

 

FARMACI

  • Antagonisti dei recettori α1 adrenergici (α1-litici)
  • Inibitori della 5α reduttasi
  • Antagonisti dei recettori muscarinici
  • Inibitori della 5 fosfodiesterasi
  • Estratti di piante-fitoterapia
  • Agonisti Beta-3 adrenergici

Terapie combinate ad esempio: 

  • α1-litici + inibitori delle 5α-reduttasi
  • α1-litici+ antagonisti dei recettori muscarinici.

Il vostro urologo saprà certamente prescrivere la terapia farmacologica più adatta al vostro caso.

 

CHIRURGIA

La chirurgia per la patologia prostatica si suddivide in base al tipo di malattia che può essere di tipo benigno (iperplasia benigna) oppure una malattia oncologica.

Per quanto riguarda gli interventi per la chirurgia benigna, nei quali si conserva la ghiandola prostatica (o parte di essa), le tecniche più utilizzate sono:

  • TUIP (incisione prostatica a caldo con ansa di Collins che aiuta ad “aprire” il collo vescicale);
  • TURP (resezione prostatica transuretrale);
  • ATV (adenotomia trans-vescicale sotto-ombelicale – tecnica open);
  • HOLEP (Holmium Laser Enucleation of the Prostate), tecnica minimamente invasiva;
  • GREEN LASER (fotovaporizzazione della prostata), tecnica mini-invasiva che viene preferibilmente eseguita nei pazienti con alto rischio anestesiologico ma dove non è possibile eseguire un esame istologico in quanto la ghiandola prostatica viene “bruciata”.

Il medico specialista urologo, condividerà con voi la scelta per la soluzione chirurgica migliore e vi saprà spiegare anche le varie conseguenze. Affidatevi e fidatevi e se non avete ben chiaro qualche concetto non fatevi scrupoli a chiedere nuovamente spiegazioni. In fin dei conti è della vostra salute che si tratta!

 

ONCOLOGIA PROSTATICA

La PROSTATECTOMIA RADICALE è l’intervento chirurgico di prima scelta nella diagnosi di neoplasia prostatica, che rappresenta la malattia tumorale più frequente nell’uomo, dopo i 50 anni.

La scelta del trattamento dipende dalla valutazione del paziente, dalla capacità del trattamento di ottenere risultati, dalle preferenze individuali del paziente e dalle sue aspettative iniziali in termini di velocità, efficacia, effetti collaterali, qualità di vita e progressione della malattia.

 

MA RICORDATEVI CHE IL CHIRURGO HA PRIMA DI TUTTO IL COMPITO DI PRESERVARVI LA VITA!

 

Il trattamento chirurgico basato sulla prostatectomia radicale, sia essa eseguita con tecnica robotica, laparoscopica o a cielo aperto, si basa su 3 cardini fondamentali:

  • eradicazione/controllo della malattia oncologica; 
  • conservazione della continenza;
  • preservazione della potenza sessuale.

Dopo un’intervento di prostatectomia radicale nell’immediato post-operatorio sono frequenti e comuni sia l’incontinenza da sforzo che l’incontinenza da urgenza.

Molti sono gli studi pubblicati a tal proposito riportando peraltro dati variabili:

  • alcuni studi dimostrano una totale continenza (ripresa del controllo vescicale) entro 1 anno dall’intervento;
  • altri riferiscono un recupero della continenza nella maggior parte dei casi entro la 30^ settimana dall’intervento. 

E’ sempre importante considerare i tempi di recupero della continenza che è intorno al 95% a 18 mesi dall’intervento e della funzione sessuale (intorno al 60% a 18 mesi dall’intervento). Questa disfunzione è correlata ad un problema a carico delle strutture nervose coinvolte nell’atto chirurgico: nervi pelvici, nervi cavernosi e nervo pudendo.

L’esperienza del chirurgo nelle varie tecniche è sicuramente un fattore importante per una migliore ripresa post-intervento sia per quanto riguarda la funzionale sessuale che la funzione sfinteriale.

 

RIABILITAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO

E BASTA CON QUESTO STRINGI IL SEDERE E RILASSA IL SEDERE!!! 

QUESTO NON È RIABILITARE!!! 

La riabilitazione del pavimento è veramente importante nei pazienti operati di prostatectomia radicale perchè riduce il tempo per quanto riguarda la ripresa della continenza urinaria e, se sono state risparmiati i nervi, anche per la disfunzione erettile. 

Ma è fondamentale sapere che i risultati della riabilitazione post-prostatectomia dipendono anche dal tipo di chirurgia effettuata.

E’ per questo motivo che chiedo ai miei pazienti di portare al primo incontro tutta la loro documentazione e, se possibile (quasi mai!!!) anche la descrizione dell’intervento.

Quando si riabilita una persona dopo un intervento di prostatectomia c’è prima di tutto la necessità di lavorare nel comparto anteriore della componente posteriore dei muscoli del pavimento pelvico proprio per recuperare la continenza urinaria.

Quindi il lavoro di attivazione sarà un lavoro prevalentemente anteriore per riuscire a provocare uno spostamento verso l’alto con una compressione dell’uretra conseguente all’accorciamento delle fibre muscolari.

La manovra di stretch reflex dal pube verso l’ombelico aiuta il paziente a comprendere meglio l’esercizio.

E come metto il paziente? Disteso, sul fianco, seduto o piedi? In intrarotazione o extrarotazione dei femori?

Il muscolo elevatore dell’ano si deve riabilitare? Beh, solo se c’è incontinenza fecale o soiling conseguenti alla tecnica chirurgica che “scolla” la prostata da questo muscolo che diventerà più debole.

E il muscolo ischio-coccigeo? Lo stabilizzo oppure no?

Non ho detto che tutto questo sia semplice ma sicuramente è possibile se ti affidi a personale qualificato e formato nella riabilitazione del pavimento pelvico. 

Specialisti nella riabilitazione non si nasce ma si diventa! Con anni di studio, formazione ed esperienza clinica. Le tecniche a disposizione sono tante e vengono scelte in base al tipo di disfunzione.

Però devo dirti una cosa importante: prima di riabilitare si deve valutare i muscoli del pavimento pelvico. E quando valuto? 

 

QUANDO IL TUO UROLOGO TI DICE: DOBBIAMO OPERARE…. E’ IN QUESTO MOMENTO CHE TI DEVI attivare per contattare il tuo uroriabilitatore/trice cosicché tu possa comprendere che ci sono delle cose da mettere in pratica da subito.

 

Semplici esercizi, fatti ad hoc, cuciti su misura e osservati e corretti individualmente per poter migliorare la qualità della tua  vita. 

Per darti motivo a credere in te stesso, per sviluppare forza di volontà, per condividere questo particolare momento. Per disperarti e piangere ma, credimi, anche per farti quattro risate!!!

Non sono certo una comica di Zelig ma cercherò di aiutarti a riprendere in mano la tua vita con professionalità, competenza e un pò di leggerezza.

Ogni tanto ne abbiamo bisogno…tutti.

No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.